Renzi, sulla sfiducia a Bonafede, si gioca tutto.
Da quanto è dato leggere, oggi, sui giornali, Renzi sarebbe orientato, dopo qualche ammuina sui social media, a salvare Bonafede che, domani, dovrà affrontare ben due mozioni di sfiducia individuale.
“Non si può rischiare di far cedere il governo in questo momento, tanto cade, comunque, di suo entro tre mesi, e poi abbiamo ottenuto importanti risultati…”
Sbaglierò ma, personalmente, lo trovo peggio di un delitto politico.
Ovvero un errore.
A dar credito ai sondaggi, Italia Viva, da mesi, ristagna nelle dimensioni di un partitino residuale.
Quelli che si suol definire cespugli.
Nel coro dell’emergenza a nulla sono valsi a invertire questa linea tendenziale i tentativi di distinguersi dal mainstream governativo, totalmente appecoronato sulle inconcludenti (e spesso imbarazzanti) performance del Premier (si, vabbè..) “uomo solo al comando”.
Intorno al 3% era e intorno al 3% è rimasto.
Non pago di aver raccolto così magri frutti da questa impostazione tattica (pungere ma sostenere), il nostro pare intenzionato a replicarla anche nella “fase due”, quella in cui tutti i nodi dell’inadeguatezza governativa ad affrontare la catastrofe economica in corso, sono destinati a venire impietosamente al pettine.
E già ci stanno, in buona parte, venendo (basti pensare che siamo arrivati a martedì e non è ancora in gazzetta ufficiale il decreto annunciato il precedente giovedì).
Renzi può davvero illudersi che, nella palude salmastra di impotenza politica in cui si trova impantanato l’attuale assetto governativo, verranno notate e premiate, dall’opinione pubblica, le “sortite vincenti” del suo partito tipo la sanatoria Bellanova o qualche futuro avvicendamento al vertice di qualche ente pubblico?
Stento davvero a crederlo.
Le ricadute negative degli interventi tardivi, farraginosi, disorganici e inadeguati del “decreto rilancio” (già “decreto aprile”) verranno intestate a lui esattamente come a tutti gli altri se non interviene un colpo d’ala.
E il colpo d’ala non può che passare da un cambio ai vertici del governo.
Costi quello che costi.
Anche l’assai improbabile (ancorchè, a parer mio, auspicabile) ritorno alle urne il prossimo autunno.
Non mi pare che Italia Viva abbia nulla da perdere se non (per dirla con quello là) “le proprie catene”.
Non solo, domani, a Renzi è data un’occasione non facilmente ripetibile di “sparigliare”.
Ma si tratta di un’occasione baciata, nel merito, da quelli che si chiamano “principi superiori”.
E segnatamente da quello della civiltà del diritto.
Al netto dei risvolti tattico/politici, mandare a casa quel sinistro ed inetto burattino del peggior giustizialismo (di cui, per paradosso, non è nemmeno più il garante, trovandosi nella posizione di anello debole di una faida in corso tra manettari) è cosa sacrosanta.
E già più volte agitata, nella fase pre virus, da Italia Viva.
Temo per Renzi che, se davvero non vorrà cogliere l’attimo, qualsiasi credibilità agli occhi del bacino elettorale che può essere ancora “massa critica” per le sorti del suo partito, verrà definitivamente dissolta.